LA STORIA
Don Mauro e la sua squadra: il fashion che fa bene
Cappotti indossati in una sola sfilata e abiti griffati in ottimo stato sono rimessi in vendita per aiutare i meno fortunati. Così nell’Aretino è nato il progetto sociale. Da «Francesco the S-hope» alla piattaforma e-commerce Clothest*
Ma è proprio vero che il diavolo veste Prada? Assolutamente no: la Bellezza, anche quella dei vestiti firmati, se è caritatevole e solidale può far guadagnare a tutti un pezzetto di Paradiso e per chi non crede all’Aldilà può regalare felicità. «L’importante è donare – dice don Mauro – proprio come predicava un dottore della Chiesa 17 secoli fa: si chiamava San Basilio e raccontava che il mantello in più appartiene al povero. E dunque se c’erano anche vestiti da offrire ai diseredati era giusto farlo per onorare Dio e il prossimo». Se poi i vestiti «avanzati» sono anche bellissimi e firmati da grandi nomi della moda internazionale ancora meglio, perché la loro vendita può aiutare i meno fortunati. Così quando tre anni fa qualcuno propose a don Mauro Frasi, 65 anni, alla guida della «Casa famiglia Maria Elisabetta» di Montevarchi (Arezzo), di metter su una rivendita dei migliori vestiti usati che venivano donati per aiutare i «fratelli meno fortunati» questo prete degli ultimi, che il Vangelo lo ha letto proprio bene, pensò davvero che il suggerimento fosse arrivato dalla Provvidenza. Che aveva anche il volto di una donna impegnata del mondo della moda e già volontaria della Caritas, Letizia Baldetti. «L’idea – racconta lei – mi era venuta perché arrivavano tanti abiti molto belli ma inadatti per il nostro target. Noi aiutiamo gente povera, molti senzatetto, persone che avevano bisogno di qualcosa di comodo e molto protettivo dal freddo soprattutto quando l’inverno è rigido come quello che stiamo passando oggi. Così mi venne l’idea della rivendita. Il progetto si chiamava Francesco the S-hope: avevamo un piccolo magazzino, recuperavamo vestiti griffati, li rivendevamo e donavamo il ricavato alla casa famiglia». Ma ancora nessuno aveva mai pensato che la potenza di Internet poteva proiettare l’idea in alto, molto in alto.
A volte raccontando o vivendo le storie di straordinaria solidarietà si ha la sensazione di essere aiutati da qualcuno. Chiamatelo come vi pare, fato, fortuna, destino o semplicemente caso. Per don Mauro e per Letizia questo motore misterioso è la Provvidenza. Che si può manifestare in tanti modi. Anche con l’arrivo di uno dei pubblicitari più conosciuti d’Italia, Paolo Iabichino. Il quale si materializza a Montevarchi da volontario, inizia a fare lezioni agli ospiti della casa famiglia e poi intuisce che Francesco the S-hope, quel progetto «analogico» nato in modo artigianale, ha un potenziale straordinario. «Incontro i volontari, ci lavoro un fine settimana – racconta Iabichino – e resto incantato. Decidiamo di costruire un brand e utilizzare l’e-commerce. Metto accanto ai ragazzi professionisti del design del calibro di Terzini e Muratori di Firenze. Poi chiedo a Enrica Gnoni, una specialista di e-commerce, di disegnare una piattaforma di commercio elettronico su Internet. La chiamiamo Clothest* inventandoci un superlativo assoluto e un neologismo che non esistono, ma il nome è perfetto per i nostri super vestititi». Inizia la raccolta in grande stile. Capi d’abbigliamento usati solo per sfilate, altri bellissimi finiti in qualche magazzino, altri ancora donati da sconosciuti. Nascono veri e propri reparti. «Una ventina di giovani volontari – continua il pubblicitario – raccolgono la storia di ogni capo e di chi l’ha donato. Sono colpito dall’atteggiamento di questi ragazzi, se vuoi ingenuo eppure di grande impegno, sensibilità e qualità. Donano a ogni capo un look moderno, sono bravi a fotografare i prodotti, hanno un’attenzione straordinaria nei dettagli. E ci sono anche modelle volontarie, ragazze che nella vita studiano o fanno altri lavori che accettano di indossare i super-vestiti». Che, badate bene, non sono svenduti. E non solo perché i soldi servono per un’altissima causa ma perché sono bellissimi. Un esempio? Un cappotto uscito da una sfilata può valere anche 2500 euro, la metà del suo prezzo di listino. Ma nel sito ci sono vestiti per tutte le tasche sempre di qualità e di grandi marche.